Tintúra perché?

“Le Piante Tintorie, hanno permesso la realizzazione del grande patrimonio artistico tessile e pittorico italiano e oggi, con le nuove esperienze, frutto di un lungo lavoro di ricerca e di sviluppo, ritornano ad essere impiegate nelle collezioni contemporanee firmate da una manifattura autentica ed esclusiva, moderna e di qualità che fa sistema con il territorio, il turismo e la cultura.”

Dai tempi più antichi la nostra civiltà ha sviluppato tecniche di tintura utilizzando esclusivamente le varietà erbacee presenti sul territorio. In area europea la reseda, la robbia e il guado erano le piante da cui si estraevano i tre colori principali utilizzati nella tintura fino al XIX secolo: il rosso, il giallo e il blu. Esisteva tuttavia una moltitudine di altre essenze officinali utilizzate a fini tintori, lo scotano, lo zafferano, la ginestra, il cartamo, l’ortica, ecc.

Tra tutte queste piante il guado (Isatis tinctoria) assume una particolare importanza rappresentando per i territori di coltivazione una vera e propria fonte di ricchezza, tanto da essere definito “oro blu”. Era infatti l’unico colorante in grado di donare una tonalità azzurra di elevata qualità non

solo in termini cromatici, ma anche in termini di resistenza alla luce e all’usura. Esso venne usato, oltre che per tingere tessuti ed arazzi, anche per miniare libri e per realizzare opere pittoriche.

Il guado marchigiano era così importante in Europa che dalla metà del 1200 in avanti fu oggetto di importanti scambi commerciali ed esportato attraverso il porto di Ancona come testimoniato dalla documentazione d’archivio. Così come il guado altri colori furono oggetto di transiti mercantili, stessa cosa per i materiali e tessuti, l’allume utilizzato per le tinture ma soprattutto per l’attività saponaria di cui Ancona deteneva importanti fabbriche produttive.

La riscoperta del colore vegetale ed in particolare del guado è iniziata, per l’Italia, proprio nelle Marche, a partire dagli studi storici di Delio Bischi (ritrovamento delle macine da guado) e di Corrado Leonardi (tele d’altare del XIV sec. a fasce blu); dall’incontro con i due storici Massimo Baldini inizia la ricerca sull’estrazione e l’applicazione dei colori vegetali e coinvolge imprese ed enti pubblici per attivare progetti di recupero produttivo di tutta la filiera per l’utilizzo delle Piante Tintorie.